Triple a
I produttori di vini Triple a risultano organizzati in un vero e proprio movimento con tanto di Manifesto scritto e redatto da Luca Gargano nel luglio del 2001. Questo manifesto è stato stilato in seguito ad una constatazione: la maggior parte dei vini commerciali e standardizzati prodotti nel mondo non esalta – anzi mortifica – le caratteristiche specifiche dei vitigni. Nelle varie parti di mondo è infatti possibile trovare vini simili tra loro, piatti dal punto di vista organolettico.
Secondo il manifesto dei produttori di vini Triple a, per arrivare ad un vino di qualità è necessario possedere tre virtù fondamentali, le cosiddette tre “A”: A di agricoltori, A di artigiani e A di artisti. Solo l'agricoltore che interviene con pratiche agronomiche naturali può stringere un legame di connessione con la terra, lavorando per ottenere un frutto sano. Gli agricoltori lavorano in modo artigianale, senza eccessivi interventi. Gli agricoltori sono anche artisti con una propria sensibilità, amore e rispetto per le proprie idee.
Il Decalogo Tripla a
Per entrare a far parte del movimento Tripla a è necessario riconoscersi e rispettare un determinato catalogo. Innanzitutto i vini Triple a derivano da una selezione completamente manuale delle viti. Gli agricoltori vivono il loro ruolo con estremo rispetto dei cicli naturali ed evitando di utilizzare sostanze chimiche di sintesi. Le uve vengono raccolte solo quando completamente mature, in questo modo saranno sane e il loro processo di trasformazione potrà dirsi realmente fisiologico e compiuto. Additivi e anidride solforosa non devono essere aggiunti ai mosti, è possibile utilizzare esclusivamente lieviti indigeni (non selezionati). I vini Tripla a derivano da un sistema di semplice controllo delle temperature, mentre sono assolutamente vietati tutti gli altri interventi chimici o fisici prima e durante la fermentazione alcolica. Fino al momento atteso dell'imbottigliamento, questi vini maturano sulle proprie fecce fini. Non sono, infine, previsti interventi di correzione da parte dell'uomo, né di chiarificazione o filtrazione prima dell'imbottigliamento.
Il Decalogo Tripla a genera dunque vini speciali in grado di trasmettere ed esprimere al meglio il terroir di provenienza, il carattere di ciascuna bottiglia risulterà così unico.
Gli aderenti al progetto, negli ultimi dieci anni, sono aumentati sempre di più. Ciò che spinge questi produttori – agricoltori ad un tale desiderio di appartenenza è l'amore nei confronti delle tradizioni, del nostro passato contadino e dei metodi agricoli rispettosi della terra e della natura in genere.
Vini Triple a
Il catalogo commerciale di eccellenza stilato da Luca Gargano nel 2001 si concentra sulle necessità – contraria alla standardizzazione commerciale – di far spiccare le peculiarità di ogni singolo vitigno. In questo contesto, fondamentale è il legame con il territorio e la personalità del produttore. Non a caso gli aderenti al Manifesto Triple a si riconoscono in queste tre etichette: Agricoltori, Artigiani, Artisti.
I vini triple a sono dunque iconica espressione dell'artigianlità, basata sull'esaltazione del mondo agricolo antico. Per menzionarne solo un paio, ecco due nomi di successo: Cantina Pepe Emidio e Paradiso di Manfredi, tra i primi produttori italiani importanti ad aver ottenuto risonanza internazionale come aderenti al manifesto.
Chi entra a far parte di questo mondo deve ovviamente rispettare un protocollo, ma oggi, dopo molti anni di attività, le produzioni Triple a vantano al loro interno numerosi caratteri differenti. Alcuni provengono da vitigni rari e autoctoni, altri da vitigni internazionali. Si tratta di un mercato florido perché oggi i consumatori dimostrano di essere affascinati da un certo gusto per l'ancestrale, per quei sapori unici – talvolta anche ambivalenti o contrastanti – che solo un determinato approccio enologico può generare.